giovedì 10 maggio 2018

ORA CHE CI PENSO (rubrica)

Ora che ci penso, ormai vedo sempre e solo lui.
Sono mesi che trascorro le mie serate, esco e faccio passeggiate in compagnia del professore, mai di qualcun altro. 
E se cerco di ricordarmi con chi passassi il tempo libero prima di entrare in confidenza con lui, non mi viene in mente nessuno. 



Ero sola. 
Da sola prendevo l’autobus, da sola camminavo per le strade, da sola facevo la spesa, da sola andavo a bere qualcosa. 
Comunque, ora che sto sempre con il professore il mio umore è lo stesso di prima. 
Di conseguenza non dovrei aver bisogno della sua compagnia, eppure quando sono con lui mi sento meglio, mi sento a posto. 
Ma forse l’espressione “a posto” non è appropriata. 
Diciamo che è come quando compro un libro e preferisco non togliere la fascetta intorno, tenerlo così. 
Chissà quanto se la prederebbe, il professore, se sentisse di essere paragonato alla fascetta di un libro. 
Incontrarlo alla nomi-ya e fingere di non vederlo è come togliere la fascetta da un libro e metterla a un altro, mi fa sentire a disagio. 
Però voler fare la pace a tutti i costi mi irriterebbe. Sono sicura che anche il professore la pensa così. 

Il risultato è che continuiamo a ignorarci.


tratto da: La cartella del professore (di Kawakami Hiromi)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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