venerdì 9 dicembre 2016

MANUELA MI HA GUARDATO APPENA (rubrica)

Manuela mi ha guardato appena; ha detto 
"Tu non hai idea di cos'è la musica classica. È un mondo fuori dal mondo, una specie di sfera del tempo dove non entra niente di quello che succede nella vita. Vanno avanti a fare riesumazioni, come dei becchini vestiti con cura, si basano solo su riferimenti del passato e ostentano la loro ignoranza e il loro disprezzo per tutti gli altri generi musicali. Tutto al chiuso stagno, senza un filo di vento o di luce naturale. E anche quando suoni i contemporanei sono ancora più morti di quelli morti da secoli. Mi sai dire cosa c'entro io? Cosa ci faccio lì dentro, con quel cavolo di strumento senza scampo?"



Però camminava veloce, e non ci voleva molto a vedere quanto tutti i suoi sensi erano sempre più in allerta man mano che ci avvicinavamo al teatro; non ci voleva molto a leggerle nello sguardo e nel corpo l'eccitazione da cavalla da corsa che si avvicina alla pista.
Ma pensavo alle sue parole sui ricatti dei direttori d'orchestra, e mi saliva dentro una rabbia che diventava più intensa a ogni passo, mescolata alla rabbia per Mimmo Cerino e per suo fratello e per tutti gli uomini che l'avevano delusa o abbandonata o sfruttata e ricattata nel corso della sua vita. 

Le ho chiesto "Anche questo direttore è così? Anche lui viscido e ricattoso con le donne musiciste?"
"No," ha detto lei, ma non era un modo netto di dire no.


tratto da: Arcodamore (di A. De Carlo)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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