mercoledì 10 agosto 2016

FU PIÙ TARDI, NEL RIPROPORSI QUASI ONIRICO (rubrica)

Fu più tardi, nel riproporsi quasi onirico di quei momenti, che lui si rese conto di come il silenzio in cui si muovevano tradisse ogni particolare di quei giovani corpi: muscoli resi sciolti da imprese rischiose, carni devastate, con lividi e bruciature simili a tanti piccoli duri occhi-di-bue prodotti da papà con le sue cicche; i vaffanculo di corpi avvinghiati in prese e mezze elson, inchiodati da ginocchia puntate nella schiena, nello sterno; scatti di tendini e fratture di ossa snodatissime che toglievano il fiato dalle loro bocche di quattordicenni nello sperduto parcheggio di roulotte dove abitavano, impantanato in quel posto schifoso vicino alla discarica comunale di materiali tossici. 
Erano gli stessi ragazzi che già prima di allora, andando a passeggio giù in città, aveva visto cantare e sfottere la gente per le strade, e gli avevano fatto paura. Adesso era felice di imbattersi in queste anime sbucate dall'oscurità accanto al loro patetico fuocherello. 
Sullo sfondo di tutto questo, mentre si muovevano in un silenzio che preannunciava anche il calcio che avrebbe sferrato per primo il ragazzo avanti a tutti, c'era soltanto il monotono ronzio degli insetti, un suono così prolungato da essere annullato nella sua mente e rimpiazzato da una nuova e più elevata forma di silenzio.





* * *

La casa in cui i nostri due amanti si ritrovano - per usare le loro parole - è piena, letteralmente inondata di luce, bianca e pulita, né grande né piccola ma a suo modo imponente, congiunta com'è alla proprietà più estesa di cui un tempo faceva parte; è la cosiddetta dépendance per gli ospiti, ma è più grande delle altre case che si arrampicano su per la collina, allontanandosi dal fiume, e ora, con le siepi ormai cresciute, le rose afflosciate sui graticci marci, pare un edificio a sé.


tratto da: Episodi incendiari assortiti (David Means)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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