lunedì 13 agosto 2012

COSI' LEI TRASCORRE L'ESTATE A FREQUENTARE UN LABORATORIO DI TEATRO

Così lei trascorre l'estate - come quasi ogni estate - a frequentare un laboratorio di teatro. A questo giro si tratta di movimento, corpo a corpo, tecniche sensoriali. Nell'archivio sono già presenti: recitazione, voce, canto, danza, training, sperimentale, pantomima, improvvisazione, monologo-dialogo. "Poca roba" dice lei. Così questo agosto è riempito in ogni sua fessura, dalla ricerca di una stanza singola e  dall'incontro con quel compagno di Corso che è da un po' che non ha notizie, nonostante tutto. Dall'iscrizione al seminario condotto da quell'insegnante che "E' unica, ti tocca dentro e ti mostra tutto sotto un'altra prospettiva" fino alle serate a spizzicare una pizza con altri nuovi compagni. Nonostante tutto sono sempre volti nuovi, mai visti, né in teatro né in tv. Agosto e Venezia, piedi nudi e gomiti pesanti, appetito e sudore pomeridiano. Intanto il cervello corre a mille, sfrecciano immagini di spalle che si toccano e di gambe che si sollevano da terra con armonia, di sandali bollenti e linoleum consumato. Tutto gira veloce, anche lei, che questa volta sarà diversa, per se stessa, e soprattutto con lui - ancora lui -  che da Roma si è iscritto allo stesso seminario. Per cui, nonostante tutto, la stessa casa, all'interno stanze singole e doppie; mai silenziose. Ma questa per lei non è la settimana del sonno, nemmeno del cibo. E' la settimana per lei. Però lui fa perdere la concentrazione, perché in quel momento preciso quando l'insegnante spiega in inglese il prossimo esercizio, lei sbircia quei ciuffi neri un pochino accorciati. E allora tutto viene quasi vanificato e le sembra di non essere mai pronta. Mai preparata per un casting, per insegnare, per lui, per la tv, per il cinema.
Figuriamoci, lei sa benissimo che lui non è altro che uno sfondo, niente di più di un pilastro appoggiato a lato di una stanza, lui è la rappresentazione carnale della quarta parete (vedi teatro), cioè: non esiste e nonostante questo bisogna abbatterla.
Certo, lui si crede portante e importante, ma è sempre fermo allo stesso punto da anni senza rendersene conto, troppo egocentrico come attore per avere talento, troppo attore per essere un uomo interessante.
"Il punto non è questo" dice lei, già, il punto è lei. Il problema sta solo nel fatto che non riesce proprio ad essere un punto affermativo, nemmeno un punto e virgola, due punti non se ne parla nemmeno... Lei è i tre puntini di sospensione, ed è questa continua ricerca che non arriva mai al punto a sfiancarla, demoralizzarla, deprimerla. Non disperare, questo seminario finirà con gli applausi, come quello precedente.
"E' un laboratorio. Non un seminario" spiega l'insegnante.
"Già" dice lei mentre si cambia in uno spogliatoio piccolo con tanta, anzi, troppa gente. Zaino chiuso e via per le strade di Venezia. La Biennale per lei è buon punto di partenza, o di arrivo; già, questa volta non è l'ennesima sensazione di sentirsi perennemente a metà del percorso. Nessuna ricerca, inizio o fine.
E se questo agosto e questo laboratorio fossero un bel punto e a capo?

Uhm. Punto e a capo. Magari dall'altro capo si sta meglio, senza quelle facce mai viste prima che però hanno la stessa fisionomia, gli stessi tratti somatici e lo stesso sguardo delle facce abbandonate nel tempo. Tanto cosa importa? E' un punto stavolta.
Punto e basta. Bene. Buon nuovo inizio.
Domani casting? 
"Domani magari mi faccio un pranzo completo" dice ridendo. "Dopodomani vedremo, eh eh".
Buon ritorno e buona fortuna per i tuoi prossimi lavori, ops, ingaggi.

Luca L. 


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