martedì 15 aprile 2014

MI DICI SPESSO...

Mi dici spesso che non scrivo quasi mai di giornate soleggiate e lieto fine.

Cosa ne so, mica ho un perché o un per come nella tasca. È così. A volte gira in un modo, altre volte in un altro. Queste non sono storie, sono frammenti non ancora rotti di un vaso appena caduto dal tavolo.
Ti piace questo?
La bellezza del vaso la puoi vedere anche tu, e non mi sento di descriverla, mi limito ad ammirarla, in silenzio, in condivisione; partecipando emozionato.
Se il vaso non cade, io guardo e non prendo carta e penna.
Se il vaso cade, raccolgo i cocci; e poi esco col mio amico.
Se il vaso sta cadendo, cerco di coglierne le sfumature. Come sta cadendo, di che colore è, se è caduto altre volte, se è stato incollato bene o male, se è stato comprato e regalato. Se è bello o brutto. Se può accogliere solo fiori o anche lettere, o polvere o rami secchi o acqua.
Può anche non rompersi. Può rompersi appena. Può essere aggiustato a due mani. A quattro mani. Può non esserci nulla da fare.

E mentre crolla, io sto lì, estasiato, seguo il volo con la coda dell'occhio. Senza provare a prenderlo, cerco di descrivere l'impatto.
Questo è. Questo mi piace.

Tu mi dici spesso che non scrivo quasi mai di abbracci eterni e volti solari.
Quei momenti li lascio a te, che t'amo come quel giorno che non volevamo più staccarci, che volevamo da subito avere una casa sola.

Ogni vaso porta con sé una storia, soprattutto il vaso sanguigno.
Mi piace finire con una battuta, è come salutarti schioccandoti un bel bacio sulle labbra.



Luca Lama




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